martedì 15 luglio 2008

La grande gara che è la vita - di Z.Zeman

La grande gara che è la vita - di Z.Zeman
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In passato mi è capitato di essere spesso contestato perchè le mie squadre, pur esprimendo un gioco esteticamente gradevole ed avvincente, non sono mai andate in fondo in alcuna competizione. Potrei, a mia scusante, citare il primo posto con la Salernitana una decina di anni fa, squadra con la quale conquistammo la promozione in A, a suon di gol e spettacolo. Quell'anno, se non ve lo ricordaste, la fece da padrone un certo Marco DiVaio, capocannoniere con oltre 20 reti. In quel ragazzo credetti fin da
giovane (lui, non io, che già a 25 anni avevo una tonalità vocale da canna di bambù spezzata), lo lasciai esordire, lui fece qualche promettente, bellissimo goal. Spero che Marco, di goal, ne faccia
ancora, e che magari ne dedichi, almeno uno, al sottoscritto. E' finito il campionato europeo, ha vinto la squadra che ha, senza ombra di dubbio, espresso il miglior compromesso tra qualità del gioco e reddittività del gioco, già, proprio quest'ultima, che gran parte della gente ha sempre lamentato che io non garantissi. La qualità del gioco è stata più che accettabile, specie se paragonata alla (non) qualità dei penultimi mondiali (quelli del 2002, badate bene) o, peggio, ai penultimi europei, ai quali persino la compagine scanzonata di Ico avrebbe avuto qualche chance, visto chi, alla fine, ha trionfato. Di qui l'atroce dilemma della vita, ossia si può sempre vincere (e giocarsi, di conseguenza, sempre a
comunque la vittoria), oppure una onesta e scintillante partecipazione può essere sufficiente? A giudicare dal mondo che ci circonda, ovvero il mondo dominato dal capitale e dal feroce ed incontrollato mercato delle affamate (e affamanti) holding internazionali, la risposta è scontata: si gioca per
vincere, si deve vincere. A tutti i costi, al diavolo il bel gioco. Tanto poi, nello storico delle competizioni, figurerà una lista aurea che elencherà, anno per anno, uno di seguito all'altro, i nomi dei vincitori. Nessun cenno all'opposto finalista, nessun cenno al "come" si è arrivati al termine della competizione. Così funzionano (o non funzionano, scegliete Voi) gli "Annales". Si parla tanto (e a ragione) della Grande Olanda degli anni '70, della rivoluzione culturale apportata dal coach-genio Rinus
Michels, il celeberrimo calcio totale, tutti avanti-tutti indietro, tutti una-ed-una-sola squadra. Sapete quanto ha vinto quella squadra lì? Risposta secca ed impietosa: la squadra nelle cui fila
militavano il più completo ed elegante (a mio avviso) giocatore di tutti i tempi, Johann Cruijff, oltre a Neeskens e Ruud Krol, non ha vinto nulla. Due finali mondiali (perse), nel '74 contro una Germania tanto grande quanto italo-catenacciara, nel '78 a casa dell'Argentina pre-maradonica. Poco importa se il gioco fosse spettacolare, le azioni memorabili, se tutti si muovessero come in un concerto della London Philarmonic Orchestra, se lungo il cammino del torneo gli Arancioni avessero umiliato Italia, Brasile e
molti altri. Negli Annales dei settanta degli Orange nemmeno la traccia (parlo evidentemente solo della nazionale, le squadre di club dominavano e vincevano in Europa, eccome). Per vedere trionfare la Grande Olanda dovremo attendere la fine degli anni '80 (1988, europei in Germania, finale contro la Russia).
Oggi si corre una gara fondamentale, una gara che non ha nulla a che vedere con il football, una gara di macchine veloci. Non sono un grande esperto di motori, io provengo dall'atletica e dal nuoto. Qualcuno, questa mia origine, la contesta e la snobba un po', dicendo che io non provengo nemmeno dal mondo del calcio (ragion per cui "non ho vinto"). Una manciata di piloti, tutti differenti per caratteristiche di guida e per il modo di interpretare la gara. C'è il freddo e calcolatore Ranaldi, vincitore (senza mai
esaltare, però) di tante gare di NFS, c'è il neo-maritato Ex-Maglianico Natalizi, l'unico a conoscere il tracciato, ma in gara sarà tutt'altra musica. L'istrionico Fasciani, che quando vince, almeno ad NFS, lo fa e alla grande, mandando il pubblico in delirio, ma non vince spesso (come il sottoscritto) e partirà
penalizzato di 10 posizioni per aver sostituito il motore Honda con uno di un'altra (imprecisata) marca. Vincerà il timido Giulio-Giuseppe, sempre distratto dal fondoschiena delle ragazze o l'ultimo qualificato ing. Dolci, che corre con un team privato sponsorizzato da un certo Quadrato? Od il principino di borgata Fra-Razik, forte della presenza di una groupie sui gremiti spalti? L'outsider da temere è Caracchini (o suo fratello, saranno forse uguali come Danny DeVito-Schwartzenegger?), partente dalle retrovie perchè arriverà sicuramente in ritardo sulla griglia di start. Infine l'oleoso Leon Flamao, oleoso non per motivo estetico, piuttosto perchè correre con lui davanti (o dietro, è
indifferente) è paragonabile a percorrere con la vespa 50, a ruote lisce e a 150 all'ora, una pista ricavata sulla superficie di un lago ghiacciato, cosparsa di lubrificante Castrol TTS: sarebbe umano rimanere in piedi? Buona corsa a tutti.

Z.Zeman

1 commento:

Barese ha detto...

Ma che commento ve devo lascià ???

Nà birra agghiacciata ve lascio !


così dopo aver letto tutto d'un fiato, te rilassi il gargaroZZo ..

cose dell'altro mondo !!

[imperioso Emilià]